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| questa è una prova... non incazzatevi. |
ROMA - Mentre il consiglio nazionale dei ribelli si autoproclama "il solo rappresentante della Libia", a Zawiya si combatte casa per casa. Da una parte le forze fedeli al leader libico Muammar Gheddafi, dall'altro gli insorti. Oggi le truppe del rais hanno lanciato un doppio attacco contro la città a circa 60 chilometri a ovest di Tripoli e una colonna di carri armati ha aperto il fuoco contro le abitazioni. A guidare l'assedio erano due battaglioni, uno dei quali sarebbe un corpo d'elite comandato da uno dei figli di Gheddafi, Khamis. L'attacco, sostengono gli insorti, è stato respinto. Ciò che resta sono i segni di proiettili di grosso calibro anche sul minareto della moschea.
Nell'incertezza delle notizie le testimonianze degli abitanti della città raccontano di scontri violenti: "Pregate per noi, ci sparano addosso con i cannoni. Non hanno pietà", sono . Difficile capire il numero delle vittime. Che, a seconda delle fonti, oscillano tra qualche decina e centinaia. Al Jazeera ha riferito di 200 morti. Altre fonti, citate dal quotidiano britannico
Guardian, parlano di 70 persone uccise e 300 ferite. Prima di quest'ultimo attacco, l'unico bilancio certo era di sette morti, sebbene qualcuno parlasse di una trentina di vittime tra la popolazione civile. In serata il regime si fa sentire: "La situazione a Zawiya è calma e
pacifica stasera e speriamo che domani la città torni alla normalità", dice il vice ministro degli Esteri Khalid Kaeb. In una lettera al Consiglio di Sicurezza, il capo della diplomazia libica, Mussa Kussa, scrive di "un modico" utilizzo della forza contro i manifestanti e chiede la sospensione delle sanzioni.
